La "Neurologic Music therapy": I principi e le applicazioni della riabilitazione neurologica
Dal nuovo numero di Musica&Terapia N° 41 - Dicembre 2020
Il numero 41 di “Musica
et Terapia” inaugura un’importante collaborazione con l’AIM (aim-musicoterapia.it) e
con la Confiam (confiam.it). Due realtà associative che testimoniano il
percorso storico della musicoterapia italiana, impegnata a qualificare i
propri processi formativi, a rapportarsi in maniera costruttiva con la
realtà internazionale (EMTC, WFMT), ad avviare una matura definizione della
professionalità ed un suo pieno riconoscimento.
La "Neurologic Music
therapy":
I principi e le applicazioni della riabilitazione neurologica
Manuela Dominici, Musicista, Musicoterapeuta , Torino
Neurological music therapy, based on neuroscientific research, provides specific, and standardized interventions for those affected by neurologic injury or
disease like Aphasia, Parkinson's disease, Alzheimer, Multiple sclerosis, Cerebral Palsy, Epilepsy
etc
the article outlines the scientific basis of
this model, its principles and applications, the
techniques able to make a difference in neurological
rehabilitation, as well as the evolution of the model over
time. In this evolution, the importance of a
qualified music therapist and of the therapeutic
relationship built within music therapy settings is
stressed. A study performed in 2017 by a research group is outlined, highlighting the positive
achievements in the use of this model.
IL
cervello che si impegna nella musica viene cambiato dall’impegno nella musica.
M.Thau
La Musicoterapia Neurologica (NMT – Neurologic Music Therapy) non
si sviluppa all’interno dei modelli “classici” della musicoterapia ma come un
modello appartenente alle neuroscienze che, a differenza del modello
socioculturale, usa la percezione delle strutture uditive-sonore e gli schemi
della musica come stimoli per “riabilitare le funzioni del cervello” (Thaut et
al., 2014).
Basata sulla ricerca neuroscientifica la NMT fornisce interventi specifici
individualizzati e standardizzati per le persone con disfunzioni cognitive,
sensoriali e motorie, dovute a lesioni o malattie neurologiche del sistema
nervoso. La musicoterapia, a partire dal XX secolo,
è stata ancorata a concetti appartenenti ai modelli delle scienze sociali, nei
quali la musica e il suo valore terapeutico erano considerati in virtù della
possibilità di promuovere:
il benessere generale, una risposta emozionale, la condivisione nel gruppo, la
soggettiva dimensione relazionale, l’integrazione e l’organizzazione sociale.
Tuttavia, dagli anni ‘90 in poi, il ruolo della musica in ambito terapico ha
subito alcuni cambiamenti grazie a nuove evidenze pervenute dalle ricerche che
hanno connesso la musica alla sua funzione cerebrale e, soprattutto, grazie
all’avvento di moderne tecniche di ricerca applicate alle neuroscienze
cognitive.
Ultimamente le scoperte nel campo della musicoterapia sono aumentate e di
conseguenza è aumentato l’uso consapevole del suono e della musica a supporto
di competenze sensoriali, emozionali, relazionali, cognitive di soggetti in
condizioni fisiologiche e/o patologiche. Grazie agli strumenti di Neuroimaging
e ad un’ampia letteratura scientifica, è stato possibile documentare l’impatto
del suono sulle aree cerebrali.
È stato osservato come l’elaborazione della musica avvenga nelle regioni
fronto-tempo-parietali, grazie ad una rete neurale che va a coinvolgere non
solo le aree uditive ma anche il sistema limbico e le aree motorie (Soria et
al., 2011). Gli studi effettuati su individui sani e su persone con deficit
neurologici hanno mostrato che le “esperienze musicali” hanno effetti diretti e
indiretti sullo sviluppo percettivo-motorio, socio-emotivo, comunicativo e
comportamentale degli stessi. Questi studi clinici hanno dimostrato che gli
stimoli musicali, applicati sistematicamente, producono risposte positive nel
funzionamento di pazienti con morbo di Parkinson, ictus, sclerosi multipla,
Corea di Huntington (LaGasse, Thaut, 2013). La combinazione di musica e realtà
virtuale con terapie riabilitative standard può migliorare lo stato del
paziente rendendo la terapia più piacevole. Sulla base di queste premesse, la
NMT viene utilizzata in tali ambiti clinici.
La NMT è sostanzialmente una forma avanzata di musicoterapia basata su
tecniche di intervento, su modelli neuroscientifici di percezione e produzione
musicale che si è diffusa negli ultimi vent’anni nell’ambito della
riabilitazione neurologica. Studia come il cervello si comporta senza musica e
come il cervello si comporta con la musica; compara i diversi risultati
nell’ottica di sfruttarli per ottenere cambiamenti nel cervello attraverso
l’uso della musica. Grazie alle ricerche sul rapporto fra cervello e musica, la
Neurologic Music Therapy è diventata un nuovo “modello musicale” usato in
terapia e in medicina. Alla base del meccanismo riabilitativo vi sono concetti
che riguardano l’attivazione neurale e la neuroplasticità (ovvero la capacità
dei neuroni di “cambiare” le connessioni dei loro dendriti creando nuove
sinapsi).
I processi cerebrali che vengono attivati dalla musica possono essere
generalizzati e trasferiti a funzioni “non musicali”; questo avviene perché la
musica coinvolge reti neuronali ampiamente distribuite che sono condivise con
funzioni cognitive, motorie e linguistiche generali “non musicali”.
Questa motivazione è importante per comprendere la musica come linguaggio
“mediatore” nel processo terapeutico. “L’elaborazione musicale nel cervello non
si ferma alla musica, essa può: coinvolgere, allenare e riqualificare la
funzione non musicale del cervello e del comportamento, punto fondamentale per
la musica in terapia, perché significa che i suoi modelli teorici devono
basarsi sulla comprensione dei processi coinvolti nella percezione musicale,
prima che i concetti terapeutici traslazionali possano essere sviluppati“
(Thaut, 2005).
La NMT offre nuovi spunti e strumenti per approfondire la ricerca del complesso
suono-essere umano con l’obiettivo di individuare elementi di diagnosi e metodi
terapeutici.
Inoltre, se fino a qualche anno fa si riteneva che la NMT dovesse basarsi solo
sull’acquisizione di dati di ricerca, totalmente svincolati da teorie
psicologiche ed educative - che storicamente hanno contraddistinto la
musicoterapia -, oggi la riflessione in merito è mutata.
Infatti i modelli di riferimento della musica in terapia non possono
svincolarsi dai modelli interpretativi delle scienze psicologiche e sociali e
devono fondersi con quelli percettivi delle neuroscienze, per cui la relazione
terapeutica (e quindi la presenza di un musicoterapeuta qualificato) non è più
subordinata ma strettamente necessaria. Adesso possiamo, dunque, affermare che
se ci sono stati notevoli miglioramenti lo si deve proprio alla “presenza e
alla relazione terapeutica”.
L’intervento musicale di natura terapeutica possiede alcune caratteristiche
peculiari che lo distinguono dall’utilizzo della musica in altri ambiti: ”...la
pre- senza di un operatore qualificato,
con una formazione musicale, relazionale e clinica; la presenza di un setting
terapeutico; finalità che inducano cambia- menti che tendano a divenire stabili
o duraturi nel tempo (in rapporto alla patologia considerata); l’utilizzo di
specifiche tecniche (attive e recettive) che si riferiscano a modelli
psicologici e a prassi che ponga- no al centro dell’attenzione il rapporto,
imprescindibile, tra suono e relazione, sganciato da una logica estetica o di
performance” (Raglio, 2012).
Sei sono le definizioni di base che articolano i principi più importanti di NMT:
1. La NMT è definita come l’applicazione terapeutica della musica nelle disfunzioni cognitive, affettive, sensoriali, del linguaggio e motorie dovute a ma- lattie o lesioni del sistema nervoso umano.
2. La NMT si basa su modelli neuroscientifici della percezione e produzione musicale e sull’influenza che ha la musica nei cambiamenti delle funzioni “non musicali” del cervello e del comportamento.
3. Le tecniche di trattamento sono standardizzate in termini di terminologia e applicazione e sono applicate come TME (Therapeutic Music Exercise), adattati alle esigenze del paziente.
4. Le tecniche di trattamento si basano su dati pro- venienti da ricerche scientifiche traslazionali con obiettivi terapeutici non musicali.
5. Oltre ad uno specifico training musicale e musico- terapico, i professionisti sono formati in ambito medico e riabilitativo.
6. La NMT è interdisciplinare. I musicoterapeuti pos- sono contribuire significativamente e arricchire l’ef- ficacia dei gruppi di trattamento.
Già alla fine degli anni ‘90, ricercatori e clinici in musicoterapia,
neurologia e scienze del cervello hanno stilato una lista di tecniche
terapeutiche appartenenti alla NMT - circa venti - che usano la musica e il
ritmo per influenzare direttamente il cervello, basandosi sulla ricerca e
sull’evidenza,
e che apportano un con tributo non indifferente alla riabilitazione.
La NMT, infatti, è una metodologia che si affianca ad altre di tipo medico, psicologico e riabilitativo, in un quadro generale di presa in carico del paziente.
COME FUNZIONA LA NMT?
La musicoterapia neurologica copre lo spettro dei pazienti con funzioni ad alto e basso funzionamento, concentrandosi su tre aree chiavi:
1. area linguistica
2. area sensomotoria
3. area cognitiva
Area linguisticaIl recupero della parola e del linguaggio è solo una delle applicazioni della NMT. Non si limita solo al- l’afasia ma include anche tutte le lesioni e malattie associate alla perdita della parola e del linguaggio.
La NMT interviene sul danno attraverso una serie di trattamenti specializzati, quali la Music Speech Stimulation e la Melodic Intonation Therapy.
Area sensomotorio
La NMT può fornire un ausilio al
movimento in una vasta gamma di contesti clinici, tra cui il Gait Training
(training del cammino).
Area cognitiva
La musicoterapia neurologica può fornire migliora- menti a livello
cognitivo nelle aree che interessano l’attenzione, la memoria, l’esecuzione, la
funzione esecutiva e la negligenza spaziale unilaterale. La NMT utilizza
strumenti musicali e strutture musi- cali per innescare e coordinare i
movimenti. Uno dei primi campi di ricerca, in cui sono emersi dati importanti
che hanno determinato una nuova concezione del ruolo della musica in terapia, è
re- lativo al controllo motorio.
La NMT “allena” le risposte motorie e aiuta i pazienti a sviluppare
competenze e abilità utili a farsi trascinare dai tempi dei modelli di
attivazione musicale.Gli ultimi studi hanno dimostrato chiaramente che l’accompagnamento ritmico delle funzioni motorie può attivamente facilitare il recupero del movimento in pazienti post stroke.
Diversi studi condotti già negli anni ’70 e ’80 riportano dati sugli effetti benefici del ritmo e della musica dal punto di vista dello sviluppo motorio, dell’esecuzione di movimenti tramite l’utilizzo di misurazioni sia del comportamento sia della motivazione.
Sono stati, quindi, predisposti dei training standardizzati per la riabilitazione di funzioni “non musicali”, in particolare in ambito motorio, cognitivo e verbale.
Le ricerche effettuate da Michael Thaut e Gerald Mcintoch (2010), sulla percezione e produzione del ritmo, sono state di fondamentale importanza in quanto esso rappresenta “l’elemento più importante del linguaggio musicale”.
La funzione dell’entrainment del ritmo nell’apprendimento riabilitativo è stata stabilita da Thaut et al., i quali hanno mostrato come i tassi di attivazione dei neuroni uditivi, innescati dal ritmo e dalla musica, “trascinavano” patterns di attivazione dei motoneuroni, guidando il sistema nervoso (Thaut, McIntoch, 2014).
Per quanto riguarda l’entrainment, si distinguono due meccanismi aggiuntivi clinicamente significativi:
1. la stimolazione uditiva innesca il sistema motorio verso uno stato di
prontezza al movimento, facilitando la qualità della risposta motoria;
2. l’entrainment influenza cambiamenti nella pianificazione e
nell’esecuzione motoria.
Gli stimoli ritmici creano una “scala temporale” anticipatoria, o modello
motorio, e l’anticipazione è un elemento fondamentale per migliorare la qualità
dei movimenti.
La stimolazione ritmica produce intuizioni sia sull’elaborazione del tempo
musicale che sulle informazioni temporali all’interno del cervello umano.
È proprio il ritmo a fornire segnali temporali anticipatori precisi per il
cervello che li pianifica proponendo i compiti motori (Thaut, MIntosh,
Hoebergv, 2015);
questo avviene perché il sistema uditivo ha una distribuzione molto ampia di
connessioni neurali nei centri motori nel midollo spinale, nel tronco cerebrale
e nei livelli sottocorticali e corticali (Koziol, Budding, 2001; Felix Ra et
at., 2011).
Il ritmo fornisce precisi segnali temporali e informazioni complete al
cervello affinché possa ottimizzare e riprogrammare i movimenti (Thaut, 2014).
La musica interessa simultaneamente i circuiti sensoriali, motori,
percettivi-cognitivi ed emozionali; è un potente stimolo per il processo di
ritrasmissione-ricollegamento dovuto ai suoi schemi ritmici che guidano
l’innesco, il timing del sistema motorio e le ricche connessioni tra i sistemi
uditivo e motorio.
La stimolazione ritmica per il movimento degli arti superiori o per la
coordinazione completa del corpo, nei pazienti per esempio con ictus
emiparetico e nei bambini con paralisi cerebrale, è un ottima strategia per la
riabilitazione.
Sfruttando la capacità della musica di “servire” come stimolo uditivo
complesso, in grado di coinvolgere il cervello nella riacquisizione delle
funzioni neurali e comportamentali, gli interventi riguardano principalmente:
- la riabilitazione della camminata
- la riabilitazione degli arti
- la riabilitazione della parola e del linguaggio
- la riabilitazione cognitiva
Le tecniche esaminate e usate nella NMT sono molteplici e in continuo miglioramento:
• Tecniche per il
miglioramento dell’andatura
- Rhythmic auditory
stimolation (RAS)
- Patterned sensory enhancement (PSE)
- Therapeutic instrumental music performance (TIMP)
• Tecniche per il miglioramento del linguaggio
- Melodic intonation therapy (MIT)
- Musical Speech Stimulation (MUSTIM)
- Modified melodic intonation therapy (MMIT)
- Musical speech stim (STIM)
- Rhythmic speech cueing (RSC)
- Vocal intonation therapy (VIT)
- Developmental Speech and Language Training Through Music (DSLM)
- Therapeutic singing (TS)
- Oral motor and respiratory exercises (OMREX)
- Speech music therapy for aphasia (SMTA)
- Singen Intonation Prosodie Atmung Rhytmusubungen Improvationen (SIPARI)
- French therapie melodique et rytmmoe (TMR)
• Tecniche per il miglioramento della soglia attentiva
- Musical Sensory Orientation Training (MSOT)
- Musical Neglect Training (MNT)
- Auditory Perception Training (APT)
- Musical Attention Control Training (MACT)
• Tecniche per il miglioramento dei processi cognitivi
- Musical Mnemonics
Training (MMT)
- Associative Mood and Memory Training (AMMT)
- Musical Executive Function Training (MEFT)
- Music Psychotherapy and Counseling (MPC)
- Musical echoic memory training (MEM)
Fra queste procedure quelle impiegate più frequentemente sono:
• Rhythmic Auditory Stimulation (RAS)
È una tecnica specifica per facilitare la riabilitazione di movimenti
biologicamente e intrinsecamente ritmici. Uno dei più importanti movimenti
ritmici è l’andatura.
Pertanto, l’applicazione più importante della RAS è quella di correggere
l’andatura in pazienti con ictus, malati di Parkinson e pazienti con danno
cerebrale traumatico
• Therapeutic Instrumental Music Performance (TIMP)
Utilizza la manipolazione di strumenti musicali per esercitare e stimolare
schemi di movimento, nel processo di riabilitazione motoria. L’utilizzo di strumenti
musicali selezionati ha come obiettivo quello di enfatizzare e formare una
gamma di movimenti.
• Patterned Sensory Enhancement (PSE)
È una tecnica che usa elementi musicali ritmici, melodici, armonici e dinamici,
per fornire modelli temporali, spaziali al movimento come, ad esempio, dare
ritmicità o stimolare i tempi di esecuzione dei movimenti.
Come abbiamo visto gli ambiti in cui la NMT può essere applicata e
utilizzata sono molteplici.
La NMT, generalmente utilizzata dove vi è una disfunzione sensoriale, motoria,
cognitiva e neurologica, sfrutta l’elemento musicale-ritmico e sonoro per
attivare le strutture corticali e sottocorticali. Riportiamo di seguito alcuni
dati emersi da una recente revisione relativa alle applicazioni musicali e musicoterapiche
in ambito neurologico (Sihvonen A.J. et al., 2017).
Gli autori precisano come negli ultimi 10 anni siano stati fatti diversi studi
controllati sulle potenzialità riabilitative della musica in diverse malattie
neurologiche, indagando sugli effetti della NMT a supporto, non solo dei casi
di ictus e demenze, ma anche su Parkinson, epilessia, sclerosi multipla,
decifit cognitivi, ritardo dello sviluppo e paralisi cerebrali.
In questi casi l’intervento di musicoterapia attivo viene svolto da un musicoterapeuta
qualificato.
La revisione riporta i risultati ottenuti da diversi test fatti su una diversa
tipologia di pazienti con danni neuronali differenti. Nel caso di pazienti
colpiti da ictus, sono stati fatti test che mettono in evidenza l’uso della musica
come terapia aggiuntiva per i disturbi neurologici e neuropsichici legati
all’ictus, incluso funzioni motorie (sia dell’arto superiore che per quanto
riguarda la deambulazione), funzioni linguistiche, cognitive, come l’attenzione
e la memoria, ed emotive. Combinando l’ascolto ritmico della musica con un
programma di riabilitazione specializzato,
è emerso un miglioramento nella velocità dell’andatura, nella lunghezza del
passo, nella simmetria, nel tono dell’umore e nelle relazioni interpersonali.
Infatti, su 16 studi, 8 hanno riportato un miglioramento anche nel recupero
motorio; inoltre, di questi 8, 4 hanno studiato la RAS durante la
deambulazione, riportando miglioramenti nei parametri dell’andatura, rispetto a
quanto veniva fatto senza stimolo sonoro. La stimolazione ritmica uditiva
svolta da un musicoterapeuta qualificato (rispetto al gruppo di controllo) ha
comportato un miglioramento maggiore rispetto alla stimolazione di un terapeuta
non musicoterapeuta.
Si è visto come l’utilizzo della Music Supported Therapy nella
riabilitazione del braccio paretico, ad esempio, abbia dato risultati
decisamente molto efficaci, con una migliore connettività corticale e una
maggiore attivazione della corteccia motoria. I miglioramenti ottenuti in tre
settimane di trattamento sono stati significativi, molto superiori rispetto
alla fisioterapia convenzionale, come dimostrano test clinici convalidati
(Cohen’s d=0.24-0.69).
Confrontando i training con strumenti musicali, rispetto a quelli senza
supporto sonoro, si è concluso che il miglioramento era dovuto alla musica,
piuttosto che al training motorio.
Studiando gli effetti sull’afasia, due studi randomizzati controllati hanno
dimostrato come la musicoterapia attiva migliori il linguaggio delle persone
con afasia cronica. In uno studio in cui è stata utilizzata la MIT con
pazienti con afasia grave non fluente, è stato riscontrato un notevole
miglioramento rispetto al gruppo di controllo che ha ricevuto altri tipi di
riabilitazione. Anche i deficit cognitivi, come memoria, attenzione, funzione
esecutiva e i sintomi depressivi, secondari ad ictus, possono evolvere
positivamente.
Fare ascoltare al paziente la sua musica preferita, selezionata con criterio e
con l’aiuto di un musicoterapeuta per un’ora al giorno, per circa 3 mesi, ha
migliorato il recupero cognitivo, l’attenzione focalizzata e la memoria
verbale; anche in questo studio è stata fondamentale la presenza terapeutica di
un musicoterapeuta formato.
Nei pazienti affetti da demenza, gli studi mostrano miglioramenti soprattutto
sui sintomi neuropsichiatrici e comportamentali (come ansia, depressione,
agitazione), sulle funzioni cognitive e sulla qualità della vita, valutate con
scale e test che misurano la gravità generale dei sintomi, tenendo conto anche
della durata dell’effetto dopo l’intervento che varia da meno di 4 settimane a
2 mesi. L’intervento era svolto anche in questo caso da un musicoterapeuta
specializzato, che utilizzava sia musica vocale che strumentale,
presumibilmente familiare.
A tal proposito, Sarkamo et al. (cit. in Sihvonen A.J. et al., 2017)
hanno mostrato come l’ascolto della musica, rispetto alla terapia standard,
abbia sostanzialmente migliorato la qualità della vita. Nei pazienti affetti da
Parkinson, gli studi hanno esaminato gli effetti del training motorio
“supportato” dalla musica; le valutazioni sono state fatte utilizzando scale
standardizzate, lasciando invariati i trattamenti farmacologici durante il
periodo di trattamento. I risultati hanno mostrato come l’utilizzo della
musica, associato a movimenti ritmici simili alla danza, migliori, nei pazienti
con malattia di Parkinson, la mobilità generale, il tono dell’umore, la
socializzazione e la cognizione.
Gli studi che hanno impiegato la Neurologic Music Therapy con pazienti affetti
da sclerosi multipla, purtroppo, non sono numerosi; due soli sono gli studi
randomizzati e controllati che ne hanno studiato l’effetto, mostrando risultati
diversi. Gli interventi mirano a migliorare la funzione dopo una fase acuta o a
prevenire l’insorgere di nuovi episodi.
Analizzando l’andamento computerizzato su 10 pazienti con sclerosi multipla con
problemi di deambulazione, è stato rilevato che la stimolazione ritmica è
efficace nel ridurre il tempo di “doppio-appoggio”.
A causa degli scarsi risultati, non è stato possibile trarre conclusioni
definitive sull’effetto riabilitativo della musica. La difficoltà anche di
progettazione degli studi sorge a causa della diversità dei deficit prodotti
dalla malattia; nonostante ciò, in futuro, si potrebbe valutare l’eventuale
evoluzione delle funzioni motorie, della spasticità, dell’affaticamento e dei
deficit cognitivi. Bodner, Turner, Schwacke, Bowers e Normet (cit. in Sihvonen
A.J. et al., 2017) si sono occupati degli in-terventi basati sulla mu-sica per
pazienti con epilessia, conducendo uno studio randomizzato controllato per
verificare l’ipotesi che l’esposizione a stimoli uditivi modellati possa
fornire una stimolazione ec-citatoria non invasiva della corteccia, riducendone
l’attività epilettiforme.
Per un anno, ogni notte, ad intervalli periodici, i pazienti sono stati esposti
alla musica di Mozart, con una riduzione significativa del 17% nella frequenza
delle crisi. Nonostante gli studi a riguardo non siano molti, in una recente
metaanalisi di 12 studi (che comprendevano bambini con vari tipi di epilessia)
è stato indicato come, su 153 pazienti, 130 abbiano avuto una risposta
favorevole alla musica, con una media riduzione dell’attività epilettica
interittale del 31% nel periodo di ascolto, del 24% dopo il periodo di ascolto.
Tenendo conto della varietà delle condizioni cliniche in cui la musica ha portato ad un miglioramento, sono stati ipotizzati alcuni meccanismi alla base di questi risultati:
- attivazione neurale e neuroplasticità
- attivazione del circuito dopaminergico
- attivazione del sistema limbico
- attivazione di reti neurali vicarie e/o residue
CONCLUSIONI E RIFLESSIONI
Dagli studi citati e dalle tecniche sviluppate, si deduce che la NMT in
riferimento ai disturbi neurologici può incrementare il recupero funzionale e
migliorare gli aspetti psicologici e sociali che interferiscono sulla qualità
di vita di una persona.
Gli studi hanno evidenziato come la presenza di un musicoterapeuta partecipe
sia fondamentale ai fini di un risultato positivo.
La relazione che si viene a creare tra paziente e musicoterapeuta è un valore
aggiunto nell’iter riabilitativo.
Nonostante sia difficile distinguere questo aspetto dall’intervento musicale
utilizzato, l’esito di un trattamento condotto da un musicoterapeuta risulta
superiore a quello attuato da un altro operatore sanitario (come si è visto
nella RAS per la riabilitazione dell’andatura). Negli studi specifici riportati
dalla sopracitata revisione (Sihvonen A.J. et al., 2017), viene dimostrato
come sia la musicoterapia che gli interventi basati sulla musica abbiano
effetti benefici.
Personalmente, in base alla mia esperienza nel campo, ho potuto
constatare e verificare quanto la Neurologic Music Therapy sia una tecnica
incisiva che apporta un valore aggiunto alla riabilitazione neurologica,
soprattutto se si tiene conto dell’importanza della relazione terapeutica. Il
musicoterapeuta, infatti, riesce non solo ad essere una presenza incoraggiante,
ma accompagna il paziente, pian piano, a forme più complesse di riabilitazione
portando di conseguenza a risultati migliori.
In Italia la NMT è ancora poco conosciuta e raramente viene utilizzata nelle
strutture che si occupano di riabilitazione neurologica; ancora meno,
purtroppo, nelle scuole di musicoterapia.
In molte nazioni la Neurologic Music Therapy costituisce un modello specifico e
i musicoterapeuti sono membri di “équipe riabilitative” in molti ospedali.
Sicuramente nel tempo lo sviluppo di questa scienza permetterà la definizione
di protocolli applicativi più precisi per effettuare una riabilitazione
neurologica attraverso l’uso di specifici tipi di musica e di strumenti
musicali.
La letteratura suggerisce ed incoraggia l’utilizzo di questo nuovo modello di
musicoterapia (già riconosciuto e approvato dalla Word Rehabilitation
Federation come trattamento efficace basato sull’evidenza) nella pratica
clinica e cerca di combinarlo con le tecniche neuro-riabilitative e
psicologiche.
La mia speranza è che anche il nostro paese possa aprirsi maggiormente a queste
nuove pratiche musicoterapiche. Spero che in futuro siano inserite nei
programmi di studio delle scuole di musicoterapia per formare musicoterapeuti
competenti al fine di promuovere l’utilizzo di tali tecniche nei vari centri di
riabilitazione.
Presentiamo di seguito alcune tabelle che sintetizzano i dati emersi dalla
revisione di Sihvonen A.J. et al., 2017, relativa a studi randomizzati
controllati che valutano vari interventi basati sulla musica in pazienti con
ictus, demenza, morbo di Parkinson, sclerosi multipla o epilessia.
Legenda: MST = terapia supportata dalla musica.
RAS = stimolazione uditiva ritmica.
UPDRS III = Scala di valutazione della malattia di Parkinson unificata III.
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